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L'ululato del Lupo

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L' ululato del Lupo
di Luca Cavalli

Commento di Parma - Entella 3-1

Oggi per commentare la vittoria di sabato dei crociati voglio sforzarmi di vedere il bicchiere mezzo pieno e più avanti cercherò di spiegare il perchè.
Iniziamo dalla novità più evidente: mister D'Aversa sceglie (finalmente) di variare modulo, accantona (spero per sempre) quell'asfittico e senza costrutto 433, al quale sembrava testardamente legato, per virare su un 4312 molto particolare, ma su cui si potrebbe costruire davvero una squadra sia comunque solida che più imprevedibile.

Veniamo ai particolari: non più tre attaccanti che mantengono le posizioni in modo fisso (e purtroppo molto prevedibile), ma l'attaccante di destra (sabato Siligardi) che va a giocare dietro alla prima punta, svariando un po' per tutto il settore centro\destro della zona di attacco, mentre rimane (anche per caratteristiche) più fermo in posizione l'attaccante di sinistra (sabato Di Gaudio), ma sgravato, almeno in parte, dai troppi rientri difensivi che ne minavano il rendimento e la pericolosità, utilizzando un terzino più di posizione che di attacco come Gagliolo (buona la sua prova in quella posizione). Soluzione che molti auspicavano da tempo e che ritengo che già sabato abbia dato dei buoni frutti, soprattutto nella prima mezzora di gioco. Infatti le soluzioni d'attacco in verticale (cioè guadagnando subito terreno senza asfittici passaggi continuamente in orizzontale) sono come d'incanto subito aumentate e con loro anche la possibilità tra gli attaccanti di duettare pericolosamente al limite dell'area. Insomma nella prima mezzora è sembrato davvero un discreto Parma, dove Scozzarella (sempre più in crescendo) dettava bene i tempi nonostante il nuovo modulo abbia chiaramente ancora bisogno di oliare i nuovi meccanismi.

Tutto questo fino al gol del capitano (difficile per lui trovare ancora aggettivi), poi, purtroppo come troppe volte è già capitato, è subentrato qualcosa che ritengo sia più inerente alla sfera psicologica che tecnica. La squadra, in questi casi, come per incanto smette di giocare e man mano si rintana nella propria metacampo in preda ad una paura di vincere che ormai risulta evidente a chiunque, un po' come se non vedesse l'ora che passassero più in fretta possibile i minuti che la separano alla fine della partita per riuscire a portare a casa una vittoria (soprattutto casalinga) che serva a ritrovare quella fiducia in se stessa che da inizio stagione sembra, a questo punto, il problema più serio da risolvere.

Atteggiamento che però (inevitabilmente) infonde fiducia e coraggio agli avversari, che guadagnano terreno facilmente, diventando man mano sempre più pericolosi e padroni del campo, facendo sembrare, come troppe volte ormai è accaduto, i crociati sempre più in affanno e incapaci di replicare con efficacia perchè, con quasi tutti i suoi effettivi, sempre più lontani dalla porta avversaria.

E così, all'inizio del secondo tempo, l'Entella prima pareggia, poi addirittura, vedendo un Parma sempre più impaurito e frastornato, cerca pure di vincere andando vicino al gol almeno in due occasioni (grande Frattali su La Mantia).

Sempre più in fiducia a questo punto l'Entella si sbilancia sempre di più e qui commette l'errore fatale, perchè nel frattempo nel Parma entra Insigne (due prove consecutive davvero di livello per Roberto) per un Siligardi ancora non ai livelli di Livorno; e la velocità del giovane attaccante napoletano farà la differenza.

La telecronaca è questa: Entella sbilanciatissimo alla ricerca della vittoria, palla in uscita ad Insigne sulla fascia che innesta il turbo, fuma il suo diretto avversario in velocità e serve una palla a Calaiò che l'arciere scaraventa in rete al volo come solo un giocatore del suo livello riesce a fare.

E qui scatta qualcosa, la squadra si ritrova, trova morale, trova fiducia e gestisce il resto della partita in surplace, anzi, prima va vicinissimo al gol con una clamorosa occasione di Dezi (un giocatore da ritrovare il prima possibile) che a porta ormai sguarnita e da pochi metri spara inspiegabilmente contro l'unico difensore che aveva davanti, e poi segna pure il terzo gol con uno scatenato Insigne servito da un colpo di testa di Calaiò.

E così si arriva al triplice fischio finale, e si ha subito l'impressione che sia come cambiato qualcosa nell'aria, i giocatori si cercano, si abbracciano, si riuniscono in cerchio in mezzo al campo come se questa vittoria abbia fatto scattare qualcosa dentro di loro, li abbia fatto finalmente fatti sentire squadra vera, squadra compatta e conscia dei propri mezzi, squadra in grado (tutti insieme) di vincere le paure che da inizio stagione sembrano attanagliare un po' tutti quelli che scendono in campo con la maglia crociata.

E qui torno all'inizio, e sul fatto di sforzarmi di vedere, dopo questa importante (proprio per il momento) vittoria, il bicchiere mezzo pieno. Si, perchè queste sono vittorie che possono anche dare una svolta decisiva ad una stagione, e non importa più di un tanto se il gioco ancora latita o l'entusiasmo attorno a questo allenatore si sia abbassato a livelli di guardia (o forse più in basso), in questi casi, a volte, la ritrovata fiducia e la forte coesione di una squadra può dare risultati inimmaginabili, a prescindere da allenatore, moduli (anche se spero vivamente che non si torni indietro) o quali giocatori scendano in campo.

Ma tutto questo non si alimenta da solo, non è un qualcosa ormai di conquistato e certo, ma passa per una parola basilare per questa categoria: e si chiama continuità, e per la precisione continuità di risultati.

Per quello credo che la partita di domani sera a Foggia, in un anonimo martedì di fine ottobre, sia invece una partita fondamentale, una partita di un importanza quasi vitale (no, non ho esagerato) a livello psicologico di squadra, ma soprattutto a livello psicologico di ambiente.

Perchè se è vero che l'importanza di una ritrovata fiducia e coesione di squadra può fare ottenere risultati sorprendenti, è altrettanto vero che per arrivare ai "miracoli" sportivi è necessario, anzi, essenziale riaccendere l'entusiasmo dell'ambiente e addirittura quello di tutta un'intera città come Parma, che è in grado, come ha già dimostrato più volte in passato, di trascinare, nel vero e proprio senso della parola, la propria squadra a risultati che sembravano ai più irrangiungibili.

Insomma, per finire, sono convinto che molto del futuro del Parma passerà dal Pino Zaccheria, per quello oggi sento il bisogno, con questo mio scritto, di stringermi attorno alla mia squadra del cuore, dimenticando, tralasciando o solo rimandando gli appunti che pur ci sarebbero da fare per il misterioso "caso" Ceravolo (dall'acquisto all'ennesimo infortunio di sabato) per gridare, oggi più che mai, FORZA PARMA!


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